Racconti d’estate e la fresca minestra dell’orto
La leggerezza delle lunghe giornate estive scandite da pigre colazioni che accompagnano risvegli profumati di caffè e fiori di gelsomino, allegri pranzi familiari, letture rilassanti e cene al suono di grilli e qualche pigra ranocchietta mi hanno magicamente condotto, per un paio di giorni, nella mia felice “isola che non c’è”. In abiti comodi e campestri, a piedi nudi e in totale libertà di azione e pensiero, ho trascorso alcuni giorni con dei cari amici nella loro casa in campagna, il mio habitat naturale e preferito.
La campagna vera, una casa vissuta e piena di ricordi, una magnifica vista sulle colline, buon cibo in tavola e affetti sinceri e vivi.
La spensieratezza e il calore di certi affetti mi invitano ad una meditazione. Mi rendo conto di quanto sentivo forte la mancanza di persone leggere e vitali, di quanto possa essere avvolgente una parola gentile e un pensiero affettuoso di “suoceri altrui” che finalmente ti fanno rendere conto di quanto possa essere bello un rapporto di affetto vero e autentico, il sollievo di essere osservata con il cuore, senza sovrastrutture o malsani retro pensieri, muoversi insieme tra i fornelli e sedersi a tavola con reale convivialità, chiacchierando mentre si stappa una bottiglia di vino, si osservano le stelle cadenti e si parla anche della Roma…
La vita a volte ci chiede solo poesia e questi sono i miei giorni di poesia familiare e affettiva.
Il mio stare in pace con il mondo e con l’ambiente che mi circonda inevitabilmente trascina i miei pensieri anche a quei vissuti e a quelle “anime” che, per debolezza e “interesse”, obbligate a scelte di vita forzate, al fine di rendere credibili tali scelte, non riescono più a stare in pace con il mondo, svilendo persone amate e vissuti piacevoli in un calderone di pensieri negativi e colpevolizzazioni prive di senso, e penso a quanto sono fortunata perché il mio essere sempre la stessa, nonostante grandi delusioni e ferite profonde ricevute, mi avvicina costantemente a persone buone e di grande spessore umano, come le persone con cui sto trascorrendo questi pochi giorni di relax. Mi rendo conto di essere contenta per come sono, pur nelle difficoltà e mi sono impegnata oggi a scrivere questo post, soltanto per condividere questi attimi di felicità, brevi, un po’ sparpagliati ma intensi.
Sto godendo di un grande calore umano e di una pace che mi ha fatto piacevolmente dimenticare il resto del mondo, soprattutto l’ossessivo mondo del 2.0. Mi sto beando di non scattare foto a raffica, di non voler ossessivamente “far vedere dove sono, cosa mangio, cosa vedo e dove dormo”. Voglio tenerlo per me, per i pochi intimi che conoscono la vera me, per gli altri che leggono questo post un po’ intimista.
Che meraviglia dimenticare di avere uno smart phone, non fare fotografie se non quelle che restano nella propria testa, mangiare e chiacchierare senza dover dire dove si è e con chi si è perché tutti lo vedano (ma poi a chi interessa veramente??)… e con una punta di nostalgia, torno indietro negli anni a quando le foto le tenevamo su un cd e le vedevamo soltanto noi e non erano oggetto della curiosità e del pettegolezzo di chiunque. Penso che i propri ricordi vadano protetti e tenuti da conto. Sono un pezzo importante di noi che un giorno racconteremo sorridendo o commuovendoci.
Da questa estate mi sono ripromessa di tornare indietro nel tempo e conservare per me e per le persone care i momenti preziosi e i vissuti intensi. Personalmente, doveri di lavoro a parte, non condivido l’essere “fomo” (fear of missing out) anzi, per natura preferirei essere “missed out”!
Ma torniamo all’estate e alla nostra minestra dell’orto…
Questa minestra deliziosa, presentata in tavola in una bella zuppiera di porcellana, come usava mia nonna Elena, mi ha riportato indietro nel tempo a lei e a mio padre. Lui amava tanto le minestre estive, fredde. La ricetta originale prevede patate, zucchine cipolla, olio sale e rosmarino chiuso nella garzetta di lino. La nostra è stata arricchita anche di carote e pomodori. Si fanno cuocere le verdure finché sono ben cotte quasi a diventare crema, all’ultimo si aggiunge del parmigiano grattugiato e si fa freddare. Se vi piace potete aggiungere un filo di olio a crudo.
Io l’ho trovata deliziosa. Potete in effetti utilizzare qualsiasi verdura vi piaccia, anche aggiungere del pane tostato se volete.
Chiudo questo post invitando i miei lettori e amici ad abbandonare lo smartphone, raccogliere i propri ricordi e farne tesoro per quando vi renderete conto che la frenesia esteriore non nutre più la vostra anima e sentirete il bisogno di un arricchimento di altro genere…
Lasciate entrare l’estate nelle vostre cucine, nei profumi di erba tagliata e nel vento fresco della sera.