Disquisizioni sull’“understatement” e “Il piacere della frugalità”
Mentre tra fogli, penna e bilancia cerco di mettere insieme il nostro prossimo cesto del pic nic, mi intrattengo con l’amica Livia a discutere di eleganza e stile, approfittando come sempre dei suoi divertenti pensieri e preziosi suggerimenti messi a disposizione per la rubrica dedicata al mondo di Aїoli.
La parola chiave di oggi è “understatement”. In pratica, l’antitesi di ciò che ci circonda, in cui niente più è vero understatement. Lei che lo incarna perfettamente, dall’alto della sua innata grazia, mi scrive questo:
“Ebbene l’eleganza è saper intrattenere, distinguere, salutare, accompagnare (se si tratta di persone anziane o in difficoltà). E’ un mix di comportamenti e di personalizzazioni, di calibrature naturali. Che vengono tutte dall’attenzione a se stessi e agli altri. Osservare chi secondo noi è adeguato, piacevole, “appetitoso” sotto molti punti di vista può aiutarci a migliorare, ad aggiustare, modificare per affinare le nostre particolarità. Attraverso il buon senso comune si riesce a creare una nostra identità distinta ed elegante.
Generalmente essere di moda non vuol dire essere eleganti. Seguire la moda con frenesia e di solito senza discernimento non è indice di buon gusto ed eleganza.
La persona deve saper distinguere su ciò che viene proposto con ritmo incalzante ad ogni stagione, ciò che può starle bene, che può rispondere e integrarsi al suo stile, alla sua immagine, look, modo di vivere. La moda sono proposte che gli stilisti fanno e che vanno interpretate, mischiate, personalizzate. Fare strage e mettersi tutto perché tutti possano riconoscere la provenienza e la novità, è l’antitesi dell’eleganza.
Quello che io considero il post bon-ton è semplicemente l’applicazione del proprio buon senso a una civiltà comportamentale.
Oggi che tutti siamo diventati visibili e intercomunicanti, ora che siamo diventati tantissimi e che purtroppo anche senza volerlo, ci pestiamo i piedi, vorrei qui evidenziare l’accumulazione di cattive abitudini che con un po’ di attenzione si possono convertire in ottime consuetudini. Per salvaguardare la nostra libertà, la nostra originalità e comunicare con naturalezza nel vivere il reciproco rispetto. Dunque, come dico spesso, cerchiamo di andare a spasso con spasso nei continui cambiamenti della nostra società”.
Personalmente, per mia natura, provenienza ed educazione, rifuggo da sempre il narcisismo patologico urlante e strombazzante e l’esserci sempre e comunque. Quello che la persona comune definisce di se stesso “di stile” “chic” o “élitario” non è altro che la volgarizzazione di un’élite, appunto, che forse non esiste più. Lasciatelo giudicare a chi di dovere se siete chic o elitari, non potete dirvelo da soli… ha valore soltanto se Inès de la Fressange, Donna Letizia o la Principessa Colonna appunto, passano da casa vostra e vi fanno tanti complimenti.
Strombazzare “champagne e ostriche” forse non lo faceva neppure Onassis sul suo panfilo al largo del mare della Grecia in compagnia dei suoi amici magnati. In questo caso, paradossalmente, si rischia di somigliare più ad un membro del clan dei Casamonica o al personaggio grottesco di una commedia di stampo mafioso.
Detto ciò, la ricetta “understament” di oggi è tratta dal mio libro preferito “Il piacere della frugalità” che raccomando sempre, perché può essere illuminante per ricalcare uno stile di vita moderato, senza strombazzamenti, un po’ giapponese e molto delicato.
Si tratta di una vinaigrette al miele, niente di complicato o particolarmente straordinario, ma che io adoro e con la quale spesso condisco l’insalata o altre verdure.
2 cucchiaini di miele
2 cucchiai di aceto (preferibilmente bianco)
1,5 cucchiaio di senape (io preferisco quella in grani)
100 cl di olio di oliva
Mescolate e utilizzate come condimento!