Il mio nocino e la notte delle streghe
Sì, faccio parte di una strana famiglia. Dormiamo di giorno e voliamo di notte, come aquiloni neri portati dal vento… (Ray Bradbury, La strega di aprile)
“Nelle fiabe le streghe portano sempre ridicoli cappelli neri e neri mantelli, e volano a cavallo delle scope”, scrive Roald Dahl, ma poiché questa non è una fiaba, qui parleremo di streghe vere, che nel mio caso sono tutte belle e quindi sono fate, come sosteneva lo scrittore e regista francese Michel Pagnol.
La notte delle streghe a Roma si festeggia il 24 giugno. Ne avevo già scritto anni fa (http://www.aioli-dfr.com/la-notte-delle-streghe-un-po-di-storia-romana/) nel vano tentativo di convincere mia nipote Billa che la nostra festa delle streghe non è quella del 31 ottobre, Halloween , ma il 24 giugno. Una festa sacra in passato molto sentita, il cui rovescio della medaglia era il ben noto lato profano e godereccio dei romani. Secondo la tradizione, le streghe andavano in giro a catturare le anime. Si credeva che nella notte di San Giovanni, i fantasmi di Erodiade e di sua figlia Salomé che avevano fatto decapitare il Battista, erano condannate a vagare per il mondo su una scopa per espiare la colpa e chiamavano a raccolta tutte le streghe sui prati del Laterano. La figura di San Giovanni da sempre è collegata al noce e ai suoi frutti ed è proprio durante le notti del solstizio che si raccolgono le noci per la preparazione del nocino, il liquore magico, perfetto per affrontare l’inverno.
L’albero di noci è spesso associato all’idea di riti e incantesimi. Tante leggende lo considerano l’albero delle streghe, perché si pensa che ne utilizzino i rami per volare e che organizzino i loro sabba proprio intorno al noce, nella notte tra il 23 e il 24 giugno, danzando intorno all’albero e raccogliendo i frutti ancora acerbi e verdi per i loro rituali, e così facendo, assicurano vitalità alla pianta, poiché il tutto avviene durante la notte più corta dell’anno, quando la luce vince sulle tenebre.
La tradizione vuole che siano mani femminili a raccogliere le 24 noci acerbe da utilizzare poi per il magico liquore, anzi… volendo rispettare la tradizione, dovrebbero essere raccolte, a piedi nudi, dalla donna considerata la più abile nella preparazione, quando la noce è ancora acerba e il frutto non si è ancora formato, la forma classica della noce è quasi invisibile e all’interno la consistenza è quasi gelatinosa. E’ possibile che la leggenda e la ricetta stessa abbiano origini bretoni (druidiche). In Bretagna si utilizzavano le noci acerbe per preparare pozioni considerate magiche…
Le mie “streghe” buone che mi hanno fornito i preziosi malli acerbi e la ricetta del nocino sono mamma Galitzine, la sua amica Rossana, la rimesta-erbe Marina e altre arzille settantenni/ottantenni che durante i loro “sabba mattutini” riunite intorno ad un tavolo (di legno di noce??) a sorseggiare caffè, discutono di vita, di come sono cambiati i tempi, di lenzuola di lino ricamate, di ricette e di quei mariti che non ci sono più e di cui, nonostante tutto… ormai dicono “era tanto bravo”. Sono le donne anni ’50, quelle che ancora conservano una vecchia copia del “Talismano della felicità”, immancabile regalo di nozze dei tempi (che consultano regolarmente), che ancora vivono nella stessa casa da generazioni, si aiutano e si soccorrono con piatti cucinati, romanesche e sagge massime di vita e magiche pozioni…
E’ bastato che mamma Galitzine pronunciasse due parole “Francesca – nocino” che le streghine buone si sono scatenate, e nel giro di pochi giorni sono arrivati i malli freschi e la ricetta di Rossana, con qualche mio intervento drastico perché tra che Rossana è un po’ sorda e Galitzine simpaticamente rimba e forse un po’ svampita, non si capiva bene la dose dell’alcool e altri dettagli non proprio insignificanti… Per cui tra esilaranti telefonate a filo diretto Parioli-Rione Ripa (zona di Mastro Titta, il famoso boia di Roma), con in mano il prezioso pezzettino di carta con la ricetta scritta a mano e male da Galitzine ho cercato di mettere insieme le informazioni per poter scrivere qui le dosi e il procedimento del delizioso liquore.
Inutile chiedere “da dove viene questa ricetta?” (a scapito del mio amore per la precisione e la correttezza della fonte)
Risposta: “da un pezzo di carta scritto a mano non sappiamo da chi né quando”…
Il nocino ora è in infusione, con la supervisione della streghina Marina che passando dalle mie parti viene ad accertarsi che tutto sia fatto come dovuto, annusa, rimesta, raccoglie erbe aromatiche e, bouquet di erbe profumate in mano, una volta forniti i suoi preziosi consigli, si rimette sulla sua scopa e vola via.
Sono sicura che le mie fate smemorine in questo momento, canticchiando “salaga dula magica bula, bibbidi bobbidi bu, fa la magia tutto quel che vuoi tu, bibbidi bobbidi bu!” sono al lavoro per trasformare la mia zucca in carrozza e i topi in eleganti cavalli bianchi…
Ingredienti e procedimento
30 noci con il mallo, 750 ml di alcol puro (95° gradi), 250 ml di acqua, 10 chiodi di garofano, ½ kg di zucchero, la buccia di un limone tagliata a pezzettini.
Dividere i malli in quattro parti, mescolare tutti gli ingredienti e lasciare in infusione (in un contenitore chiuso e al riparo dalla luce) per 40 giorni, poi filtrare.
I primi di agosto potrò dirvi se questo esperimento è riuscito!