Il mio orto finalmente! Diario di una donna di campagna
“Perciò ogni stagione sarà dolce per te, sia che l’estate rivesta tutta la terra di verde, o che il pettirosso si posi e canti tra i fiocchi di neve sul ramo spoglio del melo molle di muschio, mentre il vicino tetto di paglia per il disgelo fumiga al sole, sia che sgrondino gocciole udite soltanto nella tregua della bufera, o che il segreto ministerio del gelo le sospenda in silenti ghiaccioli, quieti scintillando alla quieta luna” (Gelo a mezzanotte, S.T. Coleridge)
In un giorno di gennaio, di burrasca di vento, freddo e brina sono finalmente diventata proprietaria di un orto! Il mio pezzo di terra, a lungo desiderato. Un sogno che si avvera. Sono una donna di campagna, stivali infangati e cesto per le verdure… quello è il mio habitat naturale.
Ho sempre amato la campagna. Ventenne, trascorrevo tutti i fine settimana a cavallo. Fango, paglia, fieno e cavalli. I miei primi ricordi da “campagnarde” risalgono a quell’epoca. Ero più giovane, ero un’amazzone scalmanata ed ero affascinata dal mondo equestre e campagnolo. Ricordo ancora con grandissima emozione la prima volta che ho assistito alla partenza della caccia alla volpe, nella campagna inglese. Ora vietatissima e fuori legge, gli animalisti mi staranno tirando tutti gli accidenti del mondo, ma l’emozione della partenza a cavallo al suono dei corni è uno dei ricordi più intensi e vividi che ancora conservo. Giravamo per la campagna inglese, coperti di fango, wellies ai piedi, lunghe passeggiate alle cinque del mattino. Sono passati quindici anni e nulla ha scalfito quei ricordi così piacevoli.
Non potendo più cavalcare e non potendo per ora tornare nella campagna inglese a divertirmi con il fango, il tè e gli scones, mi sono ritagliata una vita campagnarde nella campagna romana. Il sincrodestino mi ha nuovamente soccorso e mi ha teso la mano. Un pomeriggio durante la riunione con il centro studi dell’Accademia Italiana della Cucina, mi fermo a parlare delle mille varietà di peperoncini con un esperto e scopro che l’“esperto”, un simpatico e âgé ex Ammiraglio, possiede il suo orto appena fuori Roma. E così è iniziata la mia avventura. La terra e i suoi prodotti mi hanno sempre affascinato in modo inspiegabile. Un’attrazione irresistibile, quasi incomprensibile.
Il mio orto si trova in un posto surreale… fuori dal mondo. Il proprietario è un simpatico eremita, ingegnere, scienziato, palmologo, biologo, alchimista e scrittore che ha ricreato un’oasi di palme e bambù e che ne sa una più del diavolo. Entrare in quel mondo è come entrare in un mondo di favola. Piante, alambicchi, raccoglitori di rugiada, distillatori, serre, fango e cani. Il mio orto è lì. La terra è stata già girata, la pioggia l’ha innaffiata, vanghe e zappe ci sono e non appena cesserà il freddo ci prepareremo alla semina e alla costruzione di un pergolato per l’estate, e già a primavera ci divertiremo con i barbecue e le scampagnate.
L’albero simbolo del mio orto sarà un susino promessomi da Virginia, cara amica di Dro, in Trentino. L’albero della susina di Dro (frutto DOP), che non vedo l’ora di avere nel mio orto con quel suo magnifico color viola intenso, sarà il simbolo della nostra amicizia giovane ma già salda e radicata.
Approfitto delle giornate fredde e invernali per studiare il terreno, le colture e le lune. E mentre preparo il terreno per la prossima semina, ho raccolto tante erbe aromatiche e ho creato dei profumatissimi bouquet garni da regalare.