Shakespeare, streghe e alchimisti. Una giornata che si tinge di Verona e di magia
“Non c’è mondo per me aldilà delle mura di Verona:
c’è solo purgatorio, c’è tortura, lo stesso inferno;
bandito da qui, è come fossi bandito dal mondo;
e l’esilio dal mondo vuol dir morte.”
(Romeo e Giulietta, W. Shakespeare)
Soltanto Shakespeare e Verona possono trasformare un normale pomeriggio in un pomeriggio sentimentale e carico di ricordi. E più è inaspettato, più diventa piacevole.
Penso che nella vita le coincidenze non siano casuali, e come Jung, credo fortemente nelle coincidenze significative… Sono giorni in cui nell’aria aleggia la nostalgia di Verona, Romeo e Giulietta, che nella versione cinematografica del 2013, è una vera celebrazione alla bellezza e al fascino della città e Shakespeare, con tutti i dovuti festeggiamenti per celebrare la sua morte, 400 anni fa.
Shakespeare nella testa e Verona nel cuore, i miei desideri si materializzano come in un sogno e trascorro il pomeriggio in compagnia di un caro amico che mi ha fatto una sorpresa proprio da Verona. Felice è un termine riduttivo per descrivere le emozioni, i ricordi, la pienezza nel condividere un vissuto affettivo e reale. Tra le chiacchiere e un tè al gelsomino, ritroviamo un’affinità elettiva che ci lega da tanti anni. L’aria e l’affetto veronese sono il preludio perfetto alla mia serata “Shakespeare, streghe e alchimisti” da Babington’s.
Le opere di Shakespeare sono intrise di pozioni d’amore, fiale, elisir e veleni. Ne “Il sogno di una notte di mezza estate”, un fiore e un’erba magica sono il pretesto dell’intreccio. Il succo del fiore, versato sugli occhi di chi dorme fa invaghire del primo essere visto al risveglio, e l’erba libera dall’incantesimo. Il bosco incantato, l’elisir d’amore che Puck il folletto sparge sugli occhi di Titania, il sottobosco notturno con i suoi profumi della foresta… La trama è molto magica. Siamo nella terra delle fate, fate gioiose che danzano immerse nei profumi di rosa rossa persiana, viole dorate, mele e cedri, come l’infuso che ho degustato accompagnato ad uno scone salato.
Un intreccio simbolico-gastronomico lo troviamo in un passo di “Tutto è bene quel che finisce bene” dove una dama è paragonata dal clown alla maggiorana dell’insalata, o piuttosto la ruta che è l’erba della grazia. Nel “Riccardo II” un giardiniere si rivolge così alla sovrana: “Povera Regina… qui le è caduta una lacrima. Qui, proprio in questo punto, pianterò un cespo di ruta, l’erba amara del pentimento. Ruta, segno di pietà, si vedrà presto crescere a ricordo di una regina in lacrime. Nell”’Amleto”, Ofelia offre “rosmarino per la memoria, finocchio e della ruta.
Il rosmarino ha sempre goduto di grande fama nel mondo degli speziali. E dal bosco incantato voliamo nella Verona romantica di Romeo e Giulietta. Frate Lorenzo, di fronte ai parenti che compiangono la morte apparente di Giulietta ordina “Spargete questo bel corpo di rosmarino, e secondo l’usanza, fatelo portare in chiesa con le sue vesti più belle”. Tra le erbe, valenza più che mai fiabesca ha invece il prezzemolo, che cresce nel giardino delle fate. Accende voglie sopite, risveglia desideri, e spesso nella favolistica è associato alle fanciulle in età da marito. Ne è la prova il personaggio di Prezzemolina nella letteratura popolare.
Esseri fatati, folletti, re e regine, erbe aromatiche e pozioni. Le erbe aromatiche sono da sempre un prodotto magico e curativo. L’orto stesso può essere “particolare” come quello della strega o della fata. La strega, come la fata, sono per antica tradizione depositarie di un sapere ancestrale circa i poteri e le virtù dei principi naturali tramandati dalla magia e dalla medicina popolare.
Non solo erbe e spezie… La mela è il frutto simbolico e magico per eccellenza. Ne “La tempesta” troviamo quest’immagine fantastica “credo che porterà a casa quest’isola in tasca e le darà al figlio come fosse una mela… e spargendone i semi nel mare, farà nascere altre isole”.
E proprio con le mele e un po’ di finocchietto selvatico, rispolveriamo un’antica ricetta di brodo di mele dei tempi del grande poeta e drammaturgo inglese. Premettendo che i primi piatti non erano in uso nell’Inghilterra di Shakespeare, tra le preparazioni a base di frutta, è antico però l’uso di cucinare le minestre.
Minestra alle mele
Ingredienti: 1,5 Kg di mele renette, 100 gr. di pancetta, 1 rametto di finocchio selvatico, 1 gambo di sedano, 1 cipolla piccola, sale, pepe, olio.
Procedimento: Lavate e sbucciate le mele. Eliminate il torsolo. Fate bollire dolcemente bucce e torsoli, poi filtrate il brodo ottenuto. Fate soffriggere cipolla e sedano, unite la pancetta a dadini e fate rosolare. Aggiungete le mele
tagliate a pezzetti, unite un po’ di brodo e il finocchio fino ad ottenere una purea. Regolate di sale e pepe. Servite ben caldo.
(“In taverna con Shakespeare. Amori, vendette e inganni a banchetto”)