La cena di gala dell’Accademia Italiana della Cucina
Questo di oggi non è un post con ricetta, ma è un post da “mondo di Aїoli”. Ruota intorno al cibo, parla di cibo, ma anche di vita, di tradizioni e di “savoir faire”.
Quest’anno l’Accademia Italiana della Cucina di cui, come sapete, sono membro per la Delegazione di Roma Centro (e lo dico con quella punta di orgoglio da impenitente della ztl…) festeggia i 60 anni della fondazione.
Così l’Accademia la racconta:
“L’Accademia Italiana della Cucina è nata – naturalmente a tavola, come accade spesso per le cose importanti – quando un gruppo di amici, riuniti a cena il 29 luglio del 1953, ascoltarono e condivisero l’idea che Orio Vergani perseguiva da tempo: quella di fondare un’Accademia col compito di salvaguardare, insieme alle tradizioni della cucina italiana, la cultura della civiltà della tavola, espressione viva e attiva dell’intero Paese. I personaggi raccolti attorno ad una tavola in albergo di Milano – qualificati esponenti della cultura, dell’industria e del giornalismo – credevano tutti che la cucina non fosse cosa di poco conto, ma degna delle migliori cure da parte di ogni uomo intelligente e colto.
La cucina è infatti una delle espressioni più profonde della cultura di un Paese: è il frutto della storia e della vita dei suoi abitanti, diversa da regione a regione, da città a città, da villaggio a villaggio.
La cucina racconta chi siamo, riscopre le nostre radici, si evolve con noi, ci rappresenta al di là dei confini. La cultura della cucina è anche una delle forme espressive dell’ambiente che ci circonda, insieme al paesaggio, all’arte, a tutto ciò che crea partecipazione della persona in un contesto. È cultura attiva, frutto della tradizione e dell’innovazione e, per questo, da salvaguardare e da tramandare”.
La delegazione di Roma, subito dopo quella di Milano, è la più importante e rappresentativa, con tutto il rispetto…
Ieri quindi ho presenziato ai festeggiamenti insieme all’amica Tiziana, entusiasta della cucina, cuoca sopraffina, donna colta e al passo con i tempi.
È stata una serata divertente e interessante. Circondate da abiti lunghi, capelli laccati, piume, piumette e naftalina (tanta) ci siamo godute la nostra cena con tanto di discorso del Presidente, il quale non ha dimenticato un accenno e un attacco ad una qualche ministra che pare abbia dichiarato la superiorità della cucina francese rispetto alla nostra… quanta indignazione!
Il menù, ammetto con candore e me ne scuso, non mi ha entusiasmato:
“millefoglie di verdure e cialda di parmigiano con fonduta e paté, risotto con radicchio e speck croccante, fusilli al pesto di melanzane e menta, filetto di maialino al miele e mirto con spuma di castagne e tortiera di patate anna, parfait al torroncino croccante con base di pandoro”.
Premesso che non sono un’amante del riso, e che detesto da sempre e su tutto il parfait, il semifreddo e tutti i suoi derivati, che se poi sono al torroncino… è come dire che una seppia è sensuale… ho praticamente spizzicato.
A tavola le presentazioni, con le anziane che ti osservano e esordiscono: e voi siete accademiche?!?! E certo signora cara! Di quale delegazione? E la sottoscritta con un moto di orgoglio. ROMA CENTRO! e lei?? E la signora anziana: io sono della delegazione di Versailles…
Cacchio Tizià, la signora ci ha fregato… vuoi mettere??? Ti siedi e dichiari: salve, sono Maria Calzetta della Delegazione di Versailles… che eleganza.
E comunque… la signora di Versailles è andata a farsi benedire e io e Tiziana ci siamo divertite parlando di brodo, di cucina etrusca, di castagne, del riso che non fa parte della nostra tradizione romana, umbra, orvietana e vattelapesaca.
Abbiamo parlato di vita, di sentimenti (anche culinari), di opera, di concerti, di Verona, di amiche leali e sincere e di quelle persone che nella vita sanno muoversi con eleganza e rispetto, poche purtroppo ma per fortuna qualcuna ancora ce n’è. Quelle che nel mondo di Madame Aїoli hanno un posto privilegiato e per le quali continuerò a cucinare con tutto il bene del mondo, così come mi ha insegnato mio padre.
Tutti gli articoli che ho scritto per l’Accademia sono dedicati a lui così come l’ultimo pubblicato e che, mistero dei misteri, è finito nel volume per i 60 anni della Delegazione di Milano (aiutoooooooooo) e non in quella di Roma. Sconterò la pena, facendo in ginocchio la scala santa.
Ho brindato con Tiziana al suo prossimo ingresso in Accademia e alle tante cene spassose e surreali che ci attenderanno.
Auguri!
Troppo forte Francesca … condivido appieno tutte le considerazioni di questo articolo .
Mario che piacere leggerti sul mio blog! ti stimo molto e mi fa piacere che condividi.
Fra
brava Franci! noi “ragazze del daiquiri” non ci facciamo intimidire! mi unisco nel brindisi virtuale, in attesa..di quello vero! a presto
Titti! dai, organizziamo il nostro brindisi! ti abbraccio
sei la meglio!
Bell’articolo. Rende l’idea in modo umoristico e leggero. In effetti di giovani in Accademia non siamo tanti. E neppure tanti da Versailles.